Ci si vedeva ogni lunedì verso sera noi volontari pro vita di Pavia in via Menocchio 10, ruspantissima sede del primo embrione di consultorio familiare e, insieme, del Movimento per la vita e poi del CAV. Giancarlo Bertolotti arrivava di solito molto tardi, spesso ben oltre le 20, affannato reduce dal Policlinico (dove faceva il ginecologo aiutando molte donne a vincere la tentazione dell’aborto) e dai suoi mille impegni di pietà e carità cristiana. Quasi sempre aveva in mano una busta con il denaro necessario – a seconda dei casi – ad aiutare una ragazza madre, una famiglia, una coppia di giovani desiderosi di iscriversi al corso per l’insegnamento dei metodi naturali, anzi del “bell’amore” come amava dire secondo l’espressione inventata da papa Giovanni Paolo II. Pochissime parole, lunghi silenzi, sguardi intensi. Poi volava via trepido e ispirato, come avesse un urgente appuntamento con il Padreterno.
A un certo punto cominciò a “insistere”, sempre a furia di sguardi e silenzi, su un’altra delle sue invenzioni di carità: bisognava fare un consultorio familiare che fosse accreditato dalla Regione Lombardia e che potesse perciò agire come consultorio pubblico, capace di aiutare le donne e le coppie nel momento della gravidanza ma anche nella proposta di una complessiva crescita umana. In questo modo, le competenze professionali avrebbero esaltato l’altrettanto indispensabile ispirazione personalistica tanto cara alla nostra antropologia. Idee forza del progetto erano la tutela incondizionata della vita dal concepimento al termine naturale; la promozione della famiglia fondata sul matrimonio e aperta alla nascita; la proposta di una formazione della coppia secondo il rispetto e la valorizzazione dei ritmi naturali di fecondità.
Più di una volta Giancarlo arrivò da noi con un folto fascicolo di materiali, copia di quelli già serviti per il consultorio di Binasco, che praticamente costituivano un kit pronto per l’uso: non restava che fare altrettanto qui a Pavia. L’impresa ci pareva però ardua, per non dire impossibile. Eravamo pochi: il presidente Sandro Assanelli, la segretaria Maria Teresa Midali e un troppo numerato stuolo di altre meravigliose persone che davano una mano. Però intanto la nostra attività complessiva aveva cominciato a prendere piede: nascono bambini, corsi per fidanzati ed educatori, iniziative di raccolta fondi (“un fiore per la vita”), persino il festival canoro organizzato per conto del Movimento per la vita nazionale… Insomma, bisognava essere pazzi per imbarcarsi nella nuova avventura, ma noi lo eravamo già abbastanza. Alla fine, per iniziativa gagliarda di Assanelli e con l’aiuto della Diocesi (vescovi rispettivamente due Giovanni: Volta e Giudici), ecco che nel luglio 2005 riuscimmo a partire, concretizzando prima la messa a norma della nuova sede di Via Bernardino da Feltre, poi le pratiche di accreditamento con la Regione. Proprio il kit di Giancarlo. Il quale – scomparso in un incidente stradale il 5 novembre successivo – fece però in tempo a vedere realizzato, sia pure a un livello solo incipiente, quel suo sogno.
Ho detto “sogno”, parola forse melensa e comunque inadatta. Quello di Giancarlo era infatti un rigoroso razionalissimo progetto cristiano, affidato alla benedizione del Cielo e all’intelligenza operosa degli uomini. A distanza di pochi anni ora il Consultorio si rivolge a una media di 150 utenti alla settimana e, operando in sinergia con il CAV (segretaria comune è l’inesauribile Laura Boiocchi, le sedi stesse sono contigue), ha già permesso di aiutare centinaia di donne a superare la tentazione dell’aborto. Ciò anche grazie agli ottimi rapporti con la Asl e con gli enti locali.
Si capisce allora perché proprio a Giancarlo Bertolotti si è deciso di dedicare il Consultorio e soprattutto si capisce l’insegnamento di tutta questa storia: vale sempre la pena di dar retta ai santi.
Gianni Mussini