Rassegna stampa – Convegno 22 maggio 2017

Galleria foto – Convegno 29 marzo 2014

22-3-2014 Cerimonia di Dedicazione a Giancarlo Bertolotti

Testimonianza su Giancarlo Bertolotti
M. Anna Maria Cànopi osb
Abbazia Benedettina «Mater Ecclesiæ» – Isola San Giulio – Orta (Novara)

Ho conosciuto Giancarlo Bertolotti mentre era studente all’Università di Pavia e ospite – con borsa di studio assegnata per merito – dell’Almo Collegio Borromeo. In quegli anni rettore del collegio era don Cesare Angelini con il quale ero in relazione a motivo di comuni interessi letterari.
Giancarlo era più giovane di me, che avevo già terminato gli studi e lavoravo in un centro di tutela minorile istituito presso il Procuratore della Repubblica di Pavia. Ci siamo conosciuti per il comune impegno che avevamo di assistenza ai ragazzi in situazione di disagio e conseguente condotta sregolata. Giancarlo lo faceva come volontario della carità di San Vincenzo.
Ci siamo, quindi, trovati ad interessarci insieme di alcuni ragazzi che lui mi segnalava e che a mia volta gli affidavo perché potesse, in qualche modo, seguirli da vicino.
Posso dire di lui, senza esagerare, che era un giovane straordinariamente buono e puro. Dal suo sguardo traspariva la luce
interiore che lo guidava alla sequela di Cristo, libero dalle molte seduzioni del mondo che facilmente avvincono i giovani. Con i suoi compagni di studi era amabile, ma riusciva a non partecipare alle loro iniziative di  divertimento. Il suo tempo era tutto dedicato allo studio e ai bisognosi.
Ricordo bene quando – già decisa ad entrare in monastero – lo incontravo per presentargli alcuni ragazzi particolarmente difficili che rischiavano di essere internati alle carceri minorili Beccaria, a Milano, o che ne erano stati dimessi. Se io avevo verso di loro una sollecitudine materna, non minore era la sua compassione. Egli cercava di aiutarli a migliorare supplendo con le attenzioni le carenze affettive di cui quasi tutti soffrivano a causa della famiglia disastrata che avevano alle spalle o dell’assenza della  famiglia, essendo figli di ragazze madri, esse pure bisognose di assistenza.
Giancarlo aveva una maturità superiore alla sua età, e questo era frutto della sua solida fede e della sua preghiera. Anche lui partecipava alla Messa ogni mattina e trovava il tempo per pregare anche durante la giornata. Non si dava mai allo svago. Unica sua distensione, nelle vacanze, era qualche sosta o gita in montagna. La sua passione per le montagne era segno della sua anima contemplativa sempre protesa a cercare il Volto di Dio.
In tutto dimostrava di amare la vita, di amare Dio e la bellezza delle sue creature.
Lo salutai qualche giorno prima di entrare in monastero lungo una via stretta che dal Duomo porta alla chiesa del Carmine. Gli dissi pressappoco queste parole: «Giancarlo, io vado a dare la mia vita per la vita di tutti gli uomini; tu rimani a dedicarti alla vita di quelli che hai attorno e hanno bisogno di essere accolti e amati».
«Spero – mi rispose – di riuscire a farlo con l’aiuto di Gesù e della Vergine Madre». Eravamo arrivati alla chiesa del Carmine, dove allora era parroco don Luigi Gandini, un santo prete animato da grande carità pastorale, particolarmente premuroso verso i malati che spesso accompagnava a Lourdes. Un momento breve ma intenso di preghiera e poi un saluto stringendoci le mani, prima che la commozione giungesse alle lacrime.
Non ci fu tra noi alcuna comunicazione diretta in tutti gli anni in cui io ero in monastero a Viboldone e lui, terminati gli studi di ginecologia, esercitava la sua professione presso il policlinico San Matteo. Mi giungevano ogni tanto echi della sua integerrima condotta professionale, della sua netta opposizione all’aborto, della sua carità nel sostenere le donne povere che egli persuadeva ad accettare la maternità.
Quando ebbi notizia della sua morte per incidente stradale, mentre si recava all’ospedale in automobile a vedere una donna che aveva avuto un parto difficile, pensai: sacrificio della sua vita per la vita! E me lo sentii vicino come nell’ultimo saluto. Ecco, carissimo Giancarlo, per te “tutto è compiuto”! Ora prega per noi!

Fascicolo Cànopi 22 marzo 2014 – A
Fascicolo Cànopi 22 marzo 2014 – B

Tra carità e bellezza: un consultorio per Giancarlo

Ci si vedeva ogni lunedì verso sera noi volontari pro vita di Pavia in via Menocchio 10, ruspantissima sede del primo embrione di consultorio familiare e, insieme, del Movimento per la vita e poi del CAV. Giancarlo Bertolotti arrivava di solito molto tardi, spesso ben oltre le 20, affannato reduce dal Policlinico (dove faceva il ginecologo aiutando molte donne a vincere la tentazione dell’aborto) e dai suoi mille impegni di pietà e carità cristiana. Quasi sempre aveva in mano una busta con il denaro necessario – a seconda dei casi – ad aiutare una ragazza madre, una famiglia, una coppia di giovani desiderosi di iscriversi al corso per l’insegnamento dei metodi naturali, anzi del “bell’amore” come amava dire secondo l’espressione inventata da papa Giovanni Paolo II. Pochissime parole, lunghi silenzi, sguardi intensi. Poi volava via trepido e ispirato, come avesse un urgente appuntamento con il Padreterno.

A un certo punto cominciò a “insistere”, sempre a furia di sguardi e silenzi, su un’altra delle sue invenzioni di carità: bisognava fare un consultorio familiare che fosse accreditato dalla Regione Lombardia e che potesse perciò agire come consultorio pubblico, capace di aiutare le donne e le coppie nel momento della gravidanza ma anche nella proposta di una complessiva crescita umana. In questo modo, le competenze professionali avrebbero esaltato l’altrettanto indispensabile ispirazione personalistica tanto cara alla nostra antropologia. Idee forza del progetto erano la tutela incondizionata della vita dal concepimento al termine naturale; la promozione della famiglia fondata sul matrimonio e aperta alla nascita; la proposta di una formazione della coppia secondo il rispetto e la valorizzazione dei ritmi naturali di fecondità.

Più di una volta Giancarlo arrivò da noi con un folto fascicolo di materiali, copia di quelli già serviti per il consultorio di Binasco, che praticamente costituivano un kit pronto per l’uso: non restava che fare altrettanto qui a Pavia. L’impresa ci pareva però ardua, per non dire impossibile. Eravamo pochi: il presidente Sandro Assanelli, la segretaria Maria Teresa Midali e un troppo  numerato stuolo di altre meravigliose persone che davano una mano. Però intanto la nostra attività complessiva aveva cominciato a prendere piede: nascono bambini, corsi per fidanzati ed educatori, iniziative di raccolta fondi (“un fiore per la vita”), persino il festival canoro organizzato per conto del Movimento per la vita nazionale…  Insomma, bisognava essere pazzi per imbarcarsi nella nuova avventura, ma noi lo eravamo già abbastanza. Alla fine, per iniziativa gagliarda di Assanelli e con l’aiuto della Diocesi (vescovi rispettivamente due Giovanni: Volta e Giudici), ecco che nel luglio 2005 riuscimmo a partire, concretizzando prima la messa a norma della nuova sede di Via Bernardino da Feltre, poi le pratiche di accreditamento con la Regione. Proprio il kit di Giancarlo. Il quale – scomparso in un incidente stradale il 5 novembre successivo – fece però in tempo a vedere realizzato, sia pure a un livello solo incipiente, quel suo sogno.

Ho detto “sogno”, parola forse melensa e comunque inadatta. Quello di Giancarlo era infatti un rigoroso razionalissimo progetto cristiano, affidato alla benedizione del Cielo e all’intelligenza operosa degli uomini. A distanza di pochi anni ora il Consultorio si rivolge a una media di 150 utenti alla settimana e, operando in sinergia con il CAV (segretaria comune è l’inesauribile Laura Boiocchi, le sedi stesse sono contigue), ha già permesso di aiutare centinaia di donne a superare la tentazione dell’aborto. Ciò anche grazie agli ottimi rapporti con la Asl e con gli enti locali.

Si capisce allora perché proprio a Giancarlo Bertolotti si è deciso di dedicare il Consultorio e soprattutto si capisce l’insegnamento di tutta questa storia: vale sempre la pena di dar retta ai santi.

Gianni Mussini

 

Iniziative 2014 – tre appuntamenti per Giancarlo Bertolotti

Il 22 marzo 2014 il Consultorio familiare di Pavia è stato dedicato al servo di Dio Giancarlo Bertolotti, che è stato “ginecologo attento alla sensibilità femminile, difensore della vita umana sin dal concepimento, studioso dei ritmi naturali della fertilità”, come recita la targa scoperta e benedetta dal Vescovo di Pavia Mons. Giovanni Giudici.

Alla cerimonia, inaugurata dalla lettura di un messaggio di Madre Anna Maria Canopi, sono intervenuti anche Mons. Gabriele Bernardelli (delegato per le cause dei Santi della Diocesi di Lodi, della quale è originario il servo di Dio); il sindaco di Pavia Alessandro Cattaneo; l’assessore provinciale Franco Brendolise; la presidente del CAV Assunta Zanetti; Franco Bertolotti (cugino del servo di Dio); mentre ha mandato il suo saluto Nando Belli, attuale presidente del Consultorio. Testimonianze toccanti hanno proposto la ginecologa Franca Ravagni; Silva Coppola, paziente di Giancarlo; Pia Manzini, responsabile de “La Fucina”.

 

Il 29 marzo 2014, sette giorni dopo, si è invece svolto – nella sede del Collegio universitario Santa Caterina da Siena – un convegno di studio, patrocinato dal Comune di Pavia, sul tema: “Carità e bellezza. Il servo di Dio Giancarlo Bertolotti: medico, studioso, cristiano”. Il programma, scandito in tre momenti, ha proposto la figura di “Giancarlo strumento di pace e carità”; quindi il “Giancarlo medico amico della vita”; infine lo “studioso della fertilità umana e del bell’amore” caro a Giovanni Paolo II.

Tra i relatori alcune figure storiche del volontariato pro vita e famiglia come don Franco Tassone (a lungo responsabile della “Casa del Giovane”); Sandro Assanelli (fondatore del CAV pavese), don Antonio Vitali (responsabile della casa di accoglienza di Belgioioso, la prima fondata in Italia); Arsenio Spinillo (direttore Clinica Ginecologica, Policlinico San Matteo); Laura Montanari e Giovanni Coven, colleghi di Giancarlo; Gabriella Bozzo (ginecologa al Niguarda di Milano), Silva Coppola (paziente di Giancarlo); Cesare Gianatti (esperto dei Metodi naturali di regolazione delle nascite); Cristina Domimagni (dirigente Asl ed ex allieva di Giancarlo). Ha diretto i lavori Gianni Mussini, primo presidente del Consultorio familiare, li ha conclusi – rileggendo le Beatitudini di Matteo – Mons. Gabriele Bernardelli, delegato vescovile per le cause dei Santi della Diocesi di Lodi.

 

Per chiudere degnamente le celebrazioni bertolottiane, il Consultorio familiare ha aderito alla serata di Tableaux vivants in programma il 2 aprile 2014 alle 21 nella chiesa di Canepanova, sul tema Via Crucis e Via Lucis. Manifestazione promossa dalla Pastorale Universitaria pavese insieme ai Frati Francescani e ai collegi Santa Caterina e Borromeo, con il contributo dell’Edisu.

 

Sportello di consulenza psicologica

La scuola è un punto di riferimento costante per i giovani adolescenti e un luogo di osservazione privilegiato per l’identificazione precoce di loro eventuali disagi e disturbi. Gli adolescenti di oggi pongono la scuola di fronte a nuove esigenze, nuovi bisogni e nuove richieste di aiuto e di sostegno.

Molte problematiche psicologiche e relazionali hanno il loro esordio proprio nel periodo dell’adolescenza, momento in cui il giovane si trova a doversi confrontare con continue trasformazioni non solo fisiologiche ma anche psicologiche, che possono provocare inquietudini e difficoltà.

In quest’ottica, la creazione di uno sportello di consulenza specializzata per gli studenti intende essere, in primo luogo, una risposta a queste nuove richieste avanzate dai ragazzi ed, in secondo luogo, una risposta al mandato sociale, che coinvolge in prima istanza la scuola stessa e che prevede l’attuazione di tutte le risorse possibili per prevenire il disagio giovanile.

La cultura adolescenziale odierna interpreta infatti l’esperienza scolastica come ambito di scambio affettivo e relazionale, non solo come luogo di trasmissione delle informazioni e del sapere.

Nel corso degli ultimi anni la scuola italiana è stata progressivamente coinvolta in problemi che, pur originando al di fuori del contesto scolastico, vengono esplicitati nello scenario della scuola, diventata territorio nel quale socializzare i conflitti. I ragazzi tendono infatti a portare nella scuola tutto ciò che riguarda se stessi, la propria persona, e quindi anche la sofferenza individuale e il disagio relazionale, anche con riferimento alla sessualità.

La disponibilità di una figura specializzata come quella di uno psicologo può offrire agli studenti uno spazio sicuro e rassicurante nel quale poter chiedere una risposta ad un adulto “competente”;  con la possibilità di continuare poi un eventuale percorso di aiuto nell’ambito del Consultorio familiare.

Lo Sportello si affianca agli interventi di educazione alla sessualità che il nostro Consultorio ha attivato con l’Istituto.

 

OBIETTIVI

La realizzazione di uno sportello di consulenza psicologica per gli studenti ha lo scopo principale di promuovere uno spazio di accoglimento e di ascolto, in cui vengano riconosciuti e tutelati i problemi relativi allo sviluppo adolescenziale, così come sono vissuti da ogni singolo ragazzo. Creando uno spazio apposito, diverso da quello dell’aula scolastica, in cui il gruppo di pari potrebbe inibire l’espressione di alcune problematiche, si aiuta così la scuola ed i suoi operatori a fornire una risposta concreta a queste nuove esigenze degli alunni.

L’obiettivo dei colloqui è quello di promuovere nel ragazzo lo sviluppo di rappresentazioni più nitide di sé, e di sé nell’ambito delle proprie relazioni significative. L’intervento consiste nell’aiutare l’adolescente a riconoscere le emozioni e i sentimenti innescati nella relazione con l’altro, a prendere delle decisioni, a gestire e meglio tollerare l’eventuale conflittualità con i genitori, gli insegnanti e i compagni. Non si tratta quindi di risolvere i problemi personali degli studenti, ma di ridurre per quanto possibile la loro interferenza con il compito della scuola e i processi di apprendimento, aiutando gli studenti a modificare la rappresentazione che essi hanno dei propri problemi.

Obiettivi specifici:

  • affiancare la scuola nell’accoglimento e nell’ascolto delle problematiche adolescenziali;
  • individuare e prendere in carico situazioni di disagio personale;
  • aiutare ad individuare problemi e possibili soluzioni;
  • prevenire, contrastare e diminuire elementi di disagio giovanile (uso/abuso di sostanze, atti di bullismo, disturbi alimentari, …);
  • agevolare la comunicazione tra adolescenti e tra adolescenti ed adulti;
  • favorire il dialogo e la comprensione tra i diversi attori della realtà scolastica;
  • recepire eventuali motivi di disagio relativamente alla maturazione e alla gestione della sessualità adolescenziale.

 

DESTINATARI

Tutti gli studenti della scuola, ma anche insegnanti, personale scolastico e genitori degli alunni.

 

METODOLOGIA  E STRUMENTI

  • Colloqui psicologici clinici individuali, o in piccoli gruppi.
  • Possibile affiancamento agli insegnanti nella gestione di particolari situazioni problematiche.
  • Eventuali interventi in classe su problematiche specifiche (d’intesa con la figura medica messa a disposizione dal Consultorio).

 

SPAZI, TEMPI E UTENZA

Lo sportello ha sede all’interno dell’Istituto, in uno spazio da concordare che, tenendo conto delle risorse della scuola, sia di facile accesso, tranquillo, tale da permettere l’espressione dei propri problemi senza interruzioni, e garantisca la tutela della privacy.

I tempi, da concordare in base all’organizzazione scolastica, prevedono l’apertura dello sportello in parte durante l’orario scolastico, per permettere di “rendere visibile” il lavoro e la presenza della psicologa a scuola e di far percepire il servizio come appartenente alla normale attività scolastica, in parte dopo il termine delle lezioni per non interferire con lo svolgimento dell’attività scolastica.

Il personale del Consultorio familiare sarà presente su appuntamento, da concordare con qualche giorno di anticipo.

Progetto di educazione all’affettività (scuola primaria)

Premessa

L’analisi della realtà quotidiana mette in evidenza le difficoltà dei bambini nello stabilire tra loro e con gli adulti modalità relazionali soddisfacenti. La riflessione, condivisa con l’Istituzione Scolastica, sui rapidi cambiamenti che stanno caratterizzando negli ultimi anni il contesto sociale culturale ed economico del Territorio rileva una situazione complessa nella quale la qualità delle relazioni risulta sempre più impoverita a causa di una serie di fattori: l’isolamento delle famiglie, la quasi totale assenza di fratelli, il lavoro di entrambi i coniugi, le diffuse separazioni familiari, il crescente disagio sociale, l’aumento della settorializzazione dell’insegnamento, l’abuso di televisione, videogiochi, internet…
Questo quadro pone l’Istituzione Scolastica e i diversi contesti educativi (Parrocchie, Centri di Aggregazione, Doposcuola …) in prima linea rispetto alla necessità di operare interventi e iniziative che possano favorire lo sviluppo delle capacità di costruire e gestire in modo positivo le relazioni interpersonali.
Il Consultorio Familiare intende rispondere a questa esigenza con un progetto che, in un’ottica preventiva, possa offrire ai bambini e alle loro figure di riferimento uno spazio di confronto e rielaborazione di contenuti relativi alla dimensione affettiva ed emotiva, nell’ottica di favorire un’affettività responsabile e matura.
La capacità di vivere e coltivare sentimenti ed emozioni è parte rilevante nella costruzione della propria identità e, quindi, il bisogno di bambini e ragazzi è quello di vivere relazioni interpersonali significative   e di essere educati alle emozioni e ai sentimenti che le sostengono.
Questo significa crescere nella capacità di leggersi dentro per conoscere meglio se stessi e le proprie modalità espressive, dare il giusto nome a ciò che si prova, saper parlare di emozioni e sentimenti senza paure, imbarazzo e vergogna, costruire legami che fanno star bene.
Realizzare un progetto di educazione affettiva all’interno delle classi, significa creare esperienze di di apprendimento che favoriscano l’acquisizione di una consapevolezza dei propri stati emotivi, dal momento che la dimensione emotiva è alla base del comportamento sociali dell’individuo.
L’intervento si propone di migliorare il benessere dei bambini attraverso l’apprendimento di abilità utili per la gestione dell’emotività e delle relazioni sociali.
Su tali premesse si fondano i nuovi progetti di promozione della salute che l’OMS sta realizzando in questi anni; tra questi si colloca il progetto di “educazione all’affettività” che ha come obiettivo quello di facilitare, durante il periodo dell’infanzia, lo sviluppo delle competenze emozionali e relazionali necessarie per gestire efficacemente le proprie relazioni interpersonali, quelle competenze che è necessario possedere per entrare positivamente in relazione con se stessi e con gli altri, per far fronte alle richieste che si incontrano nel percorso di crescita.

Finalità:

  • promuovere il benessere emotivo e relazionale dei bambini;
  • prevenire il disagio emotivo;
  • creare un’occasione di sinergia educativa attraverso la collaborazione delle varie realtà educative (scuola, famiglia, agenzie del territorio).

Obiettivi :

  • promuovere nei bambini il riconoscimento delle emozioni, proprie ed altrui, facilitando l’acquisizione di modalità più adeguate di gestione delle stesse;
  • favorire lo sviluppo di relazioni interpersonali equilibrate e gratificanti con i coetanei e gli adulti;
  • aumentare il livello di autoconsapevolezza rispetto a emozioni, pensieri e comportamenti;
  • aiutare i bambini a modulare le loro relazioni, sulla base delle specifiche caratteristiche individuali;
  • facilitare la gestione del conflitto.

Metodologia e strumenti:

L’introduzione al mondo delle emozioni è intenzionalmente graduale, dato il contesto scolastico e la diversa maturità e competenza affettiva dei singoli.
La metodologia sarà basata prevalentemente sui metodi attivi (brainstorming, discussioni, lavori in piccoli gruppi, role play) finalizzati a stimolare la partecipazione, il confronto, la condivisione di esperienze e di significati, l’esplorazione delle proprie conoscenze e a maturare il rispetto per opinioni e valori diversi dai propri. Verranno proposti lavori di gruppo, ma anche spazi di lavoro individuale e di riflessione personale, per favorire le modalità espressive proprie di ciascuno.

Descrizione del percorso:

Primo anno

“MI  PRESENTO”

Si introduce il tema della conoscenza di sé e delle proprie emozioni; il riconoscimento di sé, delle proprie caratteristiche fisiche e caratteriali, esteriori e interiori rappresenta un prerequisito importante per lo sviluppo della propria identità ma anche per instaurare relazioni interpersonali positive, per sviluppare empatia nei confronti degli altri e stabilire le basi per una comunicazione efficace.
Riconoscere eventuali debolezze e individuare e valorizzare punti di forza e qualità consente di mettersi in gioco in modo più consapevole all’interno della classe.
Per affrontare le tematiche sopra descritte si è scelto di utilizzare il linguaggio evocativo della fiaba, più rispondente alla sensibilità dei bambini.

  • io e il mondo delle emozioni
  • carta d’identità
  • il bello che gli altri vedono in me

Secondo anno

“COSTRUZIONE DEL GRUPPO CLASSE”

Le attività proposte sono tese a che i bambini divengano consapevoli dell’appartenenza ad un gruppo, che possano percepire il gruppo come una risorsa all’interno della quale individuare affinità e diversità, imparando a valorizzare le differenze, a lavorare sulla cooperazione e non sulla competizione, individuando nella classe stessa un luogo privilegiato di relazioni significative.
Essere capaci di costruire e mantenere significative relazioni amicali ha un forte rilievo sul benessere psicologico e sociale: si lavora pertanto sulla dimensione gruppale della classe, per rafforzare i comportamenti che consolidano i legami positivi tra compagni e individuare strategie che consentano di affrontare situazioni di conflitto

  • “ Io e i miei compagni”
  • “ La mia classe”
  • “Stare bene, stare male in classe”

Terzo anno

“VIVERE CON GLI ALTRI”

Stare insieme agli altri, condividere con loro il nostro tempo e le nostre esperienze, non è sempre facile; stare insieme agli altri in maniera piacevole richiede spirito di collaborazione, capacità di mettersi nei panni dell’altro, uno stile comunicativo efficace e chiaro basato sull’ascolto attivo.
Attenzione particolare verrà data all’empatia, condizione necessaria affinché possano instaurarsi relazioni positive, intesa come capacità di immergersi nel mondo soggettivo dell’altro, di partecipare alla sua esperienza, di “sentire” il suo mondo emotivo come se fosse nostro.

  • “Vivere insieme ”
  • “Parole e gesti che fanno male -Parole e gesti che fanno bene”
  • I luoghi di benessere

Quarto anno

“IL MONDO DELLE EMOZIONI”

Si introduce, attraverso la metafora della propria cameretta o di un luogo della casa in cui ci si trova bene, il tema del proprio mondo interiore, speciale per ciascuno, luogo intimo, delimitato da pareti e dalla porta delle emozioni. Si riflette insieme sulla gestione della propria porta e su come ci si rapporta al mondo emotivo dell’altro.
L’ultimo incontro è dedicato alla rabbia: gestire la rabbia non è cosa semplice; spesso viene considerata un’emozione da rifiutare e da reprimere.  Le attività proposte vogliono aiutare i bambini a riconoscere la rabbia,, come le altre emozioni nelle situazioni della vita quotidiana, ed imparare a gestirla in maniera tale da non nuocere a sé e agli altri.
Verrà favorita la riflessione sulle situazioni che abitualmente fanno arrabbiare, con particolare attenzione agli indicatori fisici e mentali della rabbia, per passare all’individuazione di strategie adeguate di gestione e controllo della rabbia.

  • “La porta delle emozioni”
  • “Il mio mondo interiore e quello dell’altro”
  • “ I segnali della rabbia e le cose che mi fanno arrabbiare ”

Quinto anno

“DIVENTAR GRANDE”

In questa fase della crescita, segnata da importanti cambiamenti fisici e psicologici, si ritiene importante riflettere sui vissuti legati alla fase di transizione che i bambini stanno vivendo, per capire su cosa si concentra la loro idea di cambiamento (fisico, nella relazione con i genitori, con gli insegnanti e i coetanei) e poter aiutarli ad avere rappresentazioni più chiare del cambiamento in atto.

  • “Sto crescendo… i miei cambiamenti”  
  • “Come eravamo/come saremo: aspettative e paure”
  • “Il passaggio alla Scuola Media”

Struttura del progetto:

Un operatore del Consultorio sarà presente in classe per un totale di 3 incontri della durata di un’ora e trenta ciascuno, in date concordate con la Scuola.
Per favorire la sinergia educativa, il progetto prevede due incontri con le insegnanti (uno iniziale per l’analisi dei bisogni e uno finale di verifica) e due incontri con i genitori (uno di presentazione del progetto e uno di restituzione del percorso svolto).
Gli operatori del Consultorio sono a disposizione per incontri anche individuali con i genitori e gli insegnanti per fornire consulenze o qualunque chiarimento sul progetto.

Operatori:

L’equipe è composta da psicologi, psicoterapeuti, una pedagogista, un supervisore.

Valutazione del progetto:

Il progetto viene valutato in itinere attraverso programmati incontri di equipe; sono possibili  momenti di raccordo e verifica qualitativa anche con gli insegnanti al termine degli incontri nelle classi.
A conclusione di ogni singolo incontro viene stesa dall’operatore una breve scheda di osservazione dell’incontro, che raccoglie osservazioni riguardo al clima di classe, alla partecipazione, alle modalità di comunicazione e alle dinamiche relazionali rilevate.
Al termine dell’intero percorso  è prevista la somministrazione agli alunni di un questionario di gradimento.

Progetto di educazione affettivo-relazione (scuola secondaria di primo grado)

Premessa
La società odierna, con la complessità che la caratterizza, la crisi dei modelli culturali tradizionali, la
comparsa di nuovi e incerti modelli educativi, è segnata da un minor senso di appartenenza alle
istituzioni tradizionali e da un crescente individualismo.
Questo porta con sé una generale difficoltà a costruire relazioni emotivamente significative e genera
diffuse forme di disagio, che nella fase evolutiva preadolescenziale e adolescenziale, si traducono
sempre più di frequente in comportamenti a rischio.
La sfera emozionale affettiva riveste una notevole importanza nello sviluppo dell'individuo, soprattutto
nelle fasi della preadolescenza e dell’adolescenza, nelle quali i ragazzi cominciano a definire le proprie
scelte personali e sociali. Il ruolo che l'educazione socio-affettiva può svolgere in questo quadro è quello
di facilitare ad acquisire conoscenza e consapevolezza delle emozioni proprie e altrui, insieme alla
valorizzazione delle proprie risorse per gestire la comunicazione interpersonale e costruire autentici
rapporti con i pari e con gli adulti; questo al fine di consentire un pieno sviluppo delle capacità di
apprendimento non solo cognitivo (risoluzione di problemi, compiere scelte adeguate, essere
protagonista del proprio percorso di vita), ma anche emotivo: quello che consente all'individuo di
realizzarsi pienamente come adulto.
Un’educazione all’affettività che promuova la stima di sé, la consapevolezza dei propri vissuti interiori,
l’autonomia di vedute e anche la possibilità di comunicare il proprio malessere rappresenta un’occasione
di prevenzione ad ampio raggio, che si configura come risposta efficace sia rispetto a situazioni di
disagio che a nuovi comportamenti a rischio.
La valorizzazione della dimensione affettivo-sessuale va trasmessa attraverso il sostegno di competenze
che hanno a che fare con il rispetto di sé e dell’altro, la responsabilità delle proprie azioni, la capacità di
prendere decisioni in modo autonomo e critico.
Si ritiene perciò importante che un buon intervento di educazione alla sessualità utilizzi un approccio di
tipo socio-affettivo e metodologie che siano in grado di facilitare la creazione di uno spazio di dialogo e
confronto all'interno del gruppo classe; si vuole fornire in tal senso a preadolescenti e adolescenti la
possibilità di confrontarsi e riflettere in un clima di fiducia e di ascolto reciproco su questi temi.

Progettare prevenzione a scuola significa tenere in considerazione il contesto speciale in cui si va ad
operare.
È importante ricordare, a tale proposito, che per i ragazzi d’oggi la scuola è come un palcoscenico
dell’espressione di sé e che il gruppo classe è una grande risorsa; a fianco del gruppo di lavoro c’è una
classe “affettiva” che vive e si muove secondo criteri propri e spesso insondati, nel gruppo classe
(gruppo istituzionale) confluiscono o nascono gruppi spontanei che in varie forme possono prendere parola per dare vita ad un dibattito di solito molto vivo ed interessante. La classe “nascosta”, quella  degli affetti, normalmente invisibile, trova qui l’occasione per apparire, per far sentire la sua voce animando la classe “manifesta” o prendendone il posto.
L’incontro a scuola con i ragazzi si configura come momento in cui essere ascoltati e aiutati da un
adulto competente a poter “pensare” le proprie esperienze emotive ed evolutive, migliorandone la
comprensione e la possibilità di rappresentarle mentalmente.
Il percorso proposto dal Consultorio, oltre a facilitare lo sviluppo psico-relazionale di pre-adolescenti e
adolescenti, ha lo scopo di informare i giovani sulle opportunità offerte dalle strutture consultoriali
presenti sul territorio in grado di rispondere ai loro bisogni anche in modo personalizzato; vuole essere
una risposta ai segnali di disagio che giungono a Servizi al momento del raggiungimento di una fase già
acuta, avanzata, di malessere conclamato e vuole fornire sostegno e ascolto a genitori, insegnanti ed
educatori nel loro complesso lavoro educativo.

PERCORSO RIVOLTO AI RAGAZZI E ALLE RAGAZZE

Finalità
La finalità generale del progetto è promuovere un’educazione all'affettività intesa come capacità di:
 crescere nella capacità di leggersi dentro per conoscere sé stessi;
 saper parlare di sentimenti ed emozioni senza paura, imbarazzo e vergogna;
 coltivare relazioni che facciano star bene, basate sul rispetto di sé e dell’altro;
 maturare la capacità di fare scelte autonome;
 promuovere una sana stima di sé e dell’altro;
 sviluppare un atteggiamento positivo nei confronti della sessualità.

Obiettivi
 riconoscere e comprendere i cambiamenti in corso a livello corporeo, psicologico e relazionale;
 promuovere la riflessione e il confronto sui principali ambiti relazionali della persona;
 creare un clima di gruppo che faciliti il confronto e la discussione;
 favorire la comunicazione e l’interazione personale sia con i coetanei che con gli adulti;
 favorire il contatto con il mondo delle emozioni proprie e altrui, favorendo una maggiore
consapevolezza e competenza nella loro gestione e comunicazione;
 promuovere la cultura della prevenzione attraverso un fare e pensare insieme, all’interno di una
relazione che valorizzi le potenzialità di ciascuno;
 promuovere l’elaborazione individuale e collettiva dei significati affettivi delle esperienze che si
vivono;
 familiarizzare con i temi e il linguaggio della sessualità, attraverso un confronto su aspettative,
paure, dubbi.

Metodologia
L’introduzione al mondo delle emozioni e della sessualità è intenzionalmente graduale, dato il contesto
scolastico , la dimensione del gruppo e la diversa maturità e competenza affettiva dei singoli.
L’intervento in classe impiega un metodo che non si basa su spiegazioni teoriche ma su dinamiche che
consentono ai ragazzi di mettersi in gioco: si cresce attraverso le esperienze che facciamo, ma
soprattutto in base al modo in cui le elaboriamo.
Il lavoro si svolge in sospensione di giudizio, nel rispetto del tempo dell’individuo, nell’attesa di risposte
senza ansie e censure. Il confronto prende il via da quello che porta spontaneamente il singolo ragazzo.
Vengono promossi il pensiero divergente e la creatività con la proposta di attività strutturate in modo
non rigido e che rinforzino le relazioni all’interno della classe.
Si impiegano metodologie diversificate (individuali, in piccolo e grande gruppo) che attivano vari canali
espressivi (il racconto, il disegno, il role-play, il brainstorming…), in modo che il ragazzo possa
utilizzare le modalità preferite e sperimentarne di nuove.
Viene sempre garantita la libertà di scegliere quanto e come mettersi in gioco.
L’incontro preliminare previsto con gli insegnanti consente un' importante analisi della domanda e la
raccolta di informazioni sul contesto classe, utili a realizzare un percorso rispondente ai bisogni

TEMATICHE E CONTENUTI

Per le classi prime

“IL BENESSERE IN CLASSE”
 riconoscere i diversi ruoli che ciascuno assume all'interno del gruppo;
 individuare le dinamiche relazionali che si creano all'interno del gruppo classe;
 cogliere i segnali di benessere e quelli di malessere;
 riconoscere la ricaduta che il comportamento di ognuno ha sul clima affettivo di gruppo;
 riconoscere il valore della sessualita’ come linguaggio e dono.

“IL GRUPPO DEI PARI”
 osservare come il gruppo sia risorsa e sostegno per la crescita individuale e la costruzione
dell’identità: risponde al bisogno di avventura, gara, sfida; offre modelli e immagini di
riferimento; è luogo di incontro e sperimentazione di nuovi valori e ruoli sociali;
 prendere coscienza dei possibili rischi del gruppo: pressione, conflitti, processi di
omologazione.

 

“LE PAURE”
 identificare e dare un nome alle paure;
 confrontarsi e condividere le proprie paure per superare la convinzione di essere i soli a
provarle;
 riconoscere le diverse componenti e la funzione positiva della paura.

Per le classi seconde

“IL CAMBIAMENTO ”
 prendere consapevolezza dei cambiamenti in corso dal punto di vista fisico, psichico e sociale;
 promuovere l’accettazione dei nuovi aspetti di sé;
 educare al rispetto del proprio personale ritmo di crescita e di quello dei compagni;
 riflettere su sentimenti ed emozioni legati ai cambiamenti in atto;
 la sessualità come comunicazione e l’origine della vita umana.

“LA RELAZIONE CON I COETANEI”
 comprendere come l’amicizia a questa età sia importante per sperimentare se stessi;
 assumere consapevolezza dei bisogni propri e altrui;
 promuovere la formazione dell’identità sociale e affettiva;
 riconoscere i comportamenti adeguati per sviluppare amicizie;
 imparare la condivisione e allo stesso tempo salvaguardare la propria autonomia di giudizio;
 scoprire le proprie modalità espressive nella relazione con gli altri, in quanto componenti
rilevanti nella costruzione della propria identità;
 rispettare nei comportamenti affettivi la dignità di sé e dell’altro.

“ LA RELAZIONE CON I GENITORI”
 comprendere come i ruoli di genitori e figli si ridefiniscano in questa fase di vita;
 promuovere la consapevolezza della necessità di adattamento reciproco;
 riflettere sull'ambivalenza tra la maggiore autonomia richiesta (bisogni nuovi, maggior desiderio
di libertà, area del segreto) e il bisogno di avere ancora il sostegno e la guida autorevole da parte
dei genitori;
 comprendere il senso delle regole e interiorizzarle.

 

Per le classi terze

“FEMMINILITA’ e MASCOLINITA’”
 sottolineare gli elementi più caratterizzanti della mascolinità e della femminilità;
 rilevare le caratteristiche distintive e quelle comuni dell’essere maschio e dell’essere femmina;
 confrontare le rappresentazioni reciproche, favorendo la presa di coscienza del punto di vista
dell’altro;
 riconoscere gli stereotipi culturali ed i pregiudizi che condizionano le opinioni relative a questo
tema e influiscono sui rapporti tra maschi e femmine;
 riconoscere l’opportunità che ciascuno elabori un proprio modo di essere ed esprimersi;
 la sessualità come linguaggio;
 l’origine della vita umana.

“INNAMORAMENTO E AMORE”
 riflettere sull’innamoramento in questa fase della vita sul bisogno di entrare in intimità con
l’altro;
 confrontarsi con i coetanei sulle diverse modalità di vivere l’innamoramento e condividere i
vissuti delle prime “cotte”;
 esplorare desideri e timori nel rapporto con l’altro sesso;
 fornire una cornice in cui la sessualità venga concepita come modalità di espressione
dell’affettività e di comunicazione nella relazione con l’altro;

AFFETTIVITA’ E SESSUALITA’
– promuovere la conoscenza dell’anatomia e fisiologia genitale maschile e femminile, per una
relazione positiva con la propria corporeità e di benessere nell'incontro con l'altro sesso;
– cogliere i diversi aspetti del rapporto sessuale: relazionali e comunicativi, biologici e procreativi,
emotivo-affettivi, socio-culturali (stereotipi, pregiudizi), ludici e piacevoli;
– individuare gli aspetti di relazione, piacere e procreazione della sessualità;
– raccogliere e chiarire domande, dubbi, false credenze che verranno trattati dalla ginecologa e/o
dall’ostetrica.

Modalità di realizzazione
Il percorso è articolato in tre incontri della durata di due ore ciascuno per ogni anno scolastico; gli
operatori incontrano le classi durante l’orario scolastico.

 

Il progetto prevede un incontro iniziale di presentazione del progetto agli insegnanti, per individuare i
bisogni della classe e un incontro di verifica finale.
Anche per i genitori delle classi coinvolte è previsto un incontro a inizio del percorso e un incontro a
conclusione dei lavori nelle classi, per potersi confrontare sullo svolgimento del percorso e sulle
tematiche trattate.
Gli operatori del Consultorio sono a disposizione per incontri anche individuali con i genitori e i
docenti e per fornire consulenze o qualunque chiarimento sul progetto.

Operatori
L’equipe è composta da psicologi, ginecologi e ostetrici, un supervisore, un operatore della
Scuola di Biofertilità del Consultorio

Valutazione del progetto
Il progetto viene valutato in itinere attraverso programmati incontri di équipe; sono possibili momenti
di raccordo e verifica qualitativa anche con gli insegnanti al termine degli incontri nelle classi.
A conclusione di ogni singolo incontro viene stesa dall'operatore una breve scheda di osservazione
dell’incontro, che raccoglie osservazioni riguardo al clima di classe, alla partecipazione, alle modalità di
comunicazione e alle dinamiche relazionali rilevate.
Al termine dell'intero percorso è prevista la somministrazione agli alunni di un questionario di
gradimento.

Come già anticipato il progetto prevede un percorso rivolto ai docenti e uno rivolto ai genitori

PERCORSO RIVOLTO AI DOCENTI
E’ fondamentale fornire contributi alle capacità della scuola di leggere e interpretare le situazioni
problematiche, di pensare a interventi che abbiano il carattere di progettazione educativa. Così è
possibile lavorare sui processi di cambiamento e creare condizioni concrete di funzionalità ed efficacia
necessarie per raggiungere gli obiettivi.
E' la dimensione formativa che consente di aumentare le competenze psicopedagogiche dei singoli
adulti e della scuola, rendendo più acute e introspettive le capacità dì osservazione, ascolto,
comunicazione e relazione
Realizzazione
Con i docenti viene svolto un incontro iniziale di presentazione del progetto, che rappresenta un
momento di condivisione degli obiettivi di lavoro e di riflessione su alcuni contenuti teorici.

Nell’incontro di restituzione finale ci si confronta sull'andamento del lavoro svolto nelle singole classi,
sui contenuti emersi e le dinamiche relazionali osservate.
C’è la possibilità di attivare ulteriori incontri di natura formativa, su richiesta degli insegnanti

PERCORSO RIVOLTO AI GENITORI
Così come la discussione nel gruppo classe può aiutare i ragazzi a rielaborare il significato delle loro
azioni, così anche per i genitori riunirsi in gruppo e potersi confrontare sul proprio ruolo può
rappresentare una risorsa.
La discussione consente di confrontare ed integrare nuove competenze grazie al contributo del gruppo
oltre che del conduttore, e aiuta il genitore a uscire dall'isolamento.
Ogni famiglia organizza le proprie strategie pedagogiche intorno a valori di riferimento non del tutto
consapevoli; i conduttori stimolano i genitori, attraverso il confronto, a riflettere sul senso dei
comportamenti dei figli e su quello delle loro risposte educative; non si vogliono fornire risposte ma
occasioni di riflessione sul significato delle richieste del figlio, per meglio comprendere le sue
motivazioni implicite
Realizzazione
E’ previsto un incontro iniziale di presentazione per i genitori delle classi che aderiscono al progetto, al
fine di illustrare ciò che verrà proposto ai loro figli.
A fine percorso è previsto un incontro di restituzione, per confrontarsi sullo svolgimento dello stesso
Questi incontri possono essere l'inizio di un percorso più approfondito di sostegno alla genitorialità che
si svolgerà nella sede del Consultorio.
Gli operatori sono a disposizione per incontri anche individuali con genitori e docenti, per fornire
ulteriori informazioni in merito al progetto e per consulenze presso la sede del Consultorio.

Il logos e il senso (scuole secondarie di secondo grado)

Educazione all’amore per prevenire comportamenti a rischio negli adolescenti

Presentazione
Il consultorio familiare pavese, nato nel 2005 per iniziativa di alcune realtà del volontariato pro vita e del laicato
cattolico diocesano, è stata una risposta al diffuso disagio che anche nel nostro territorio riguarda la coppia, la famiglia,
l’educazione, il mondo giovanile. Abbiamo pensato a risposte insieme di condivisione (la charitas che anima la nostra
sensibilità cristiana) e competenza (il rispetto delle cose cui ci spinge la nostra sensibilità laica).
L’antropologia personalistica che ci ispira ci ha poi indotto a privilegiare un’idea di famiglia come epos, avventura
che trasforma e abbellisce la vita. E quindi l’idea di una sessualità come “forma dell’indicibile”, che sta al linguaggio
del corpo come il linguaggio poetico sta alla prosa quotidiana (in questa prospettiva, il piacere è conseguenza, non fine).
Da ultimo, l’idea di un’educazione libera e responsabilizzante, in cui ciascuno sia guardato e valorizzato come
attraverso l’occhio amico di Dio.
Su queste premesse è stato concepito il nostro corso di educazione all’affettività, come si evince dai temi stessi degli
incontri. Temi che si offrono agli studenti in un pacchetto di tre incontri, gestiti da professionisti e specialisti di sicuro
valore (garanti scientifici due personalità di indiscusso prestigio come le docenti universitarie Assunta Zanetti e Laura
Montanari).
Una particolare cura è riservata alla restituzione dei risultati, tramite questionari di verifica del lavoro svolto.

Destinatari
Studenti scuole medie inferiori (terza media) e superiori (preferibilmente II e IV anno).

Temi
Il rispetto di sé e dell'altro; valenze e opportunità  pedagogiche.
Carne, cuore e psiche nella sessualità adolescenziale e giovanile.
La sessualità come comunicazione; segni e significato della sessualità.
L’amore adolescenziale tra immaginario e realtà (l’identità sessuale e i nuovi atteggiamenti verso la  sessualità).
La regolazione della fertilità: approccio metodologico; fisiologia e implicazioni sessuologiche; tempesta pulsionale ed
emergere della sessualità.
La procreazione.
La contraccezione.

Numero incontri
3 per classe, eventualmente estensibili a 4.

Figure professionali
Ginecologo
Psicologo
Medico
Docente Scuola di Biofertilità (Consultorio fam. onlus Pavia)
Sacerdote (ove richiesto e/o possibile)

Garanti scientifici
Prof. Assunta Zanetti, Dipartimento di Psicologia Università di Pavia
Prof. Laura Montanari, già Professore Associato di Medicina dell’età prenatale Università di Pavia.
Collaboratori:
Don Giovanni Lodigiani, teologo; assistente etico ed ecclesiale del Consultorio fam. onlus Pavia
Dott. Rachele Lunghi, resp. équipe Consultorio fam. onlus Pavia.
Dott. Francesca Bigoni, referente scuola Consultorio fam. onlus Pavia.
Dott. Mariagiovanna Lenti, diplomata Camen Milano, resp. “Scuola di Biofertilità” Consultorio fam. onlus Pavia.
Dott. Fernanda Ravagni, ginecologa Consultorio fam. onlus Pavia.
Dott. Maddalena Ferretti, ostetrica Consultorio fam. onlus Pavia.
Tutto il personale del Consultorio fam. onlus, accreditato dalla Regione Lombardia.

Sportello (eventuale)
Psicologa, Ostetrica o e/o operatori Scuola Biofertilità una volta la settimana per 25 settimane.

RELAZIONE

QUESTIONARIO STUDENTI

ANALISI QUESTIONARIO – LICEO FOSCOLO DI PAVIA